BIO

Note biografiche  Copia di moi 2016

Nasce a Milano nel 1952 da famiglia italo-svizzera.
A metà degli anni ’70, parallelamente alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano presso il quale si laurea nel 1977, frequenta la Scuola Politecnica di Design dove, tra gli altri, ha come maestri Nino Di Salvatore e Bruno Munari che gli trasmettono quei valori di semplicità e di rigore geometrico che lo guideranno sempre nella sua attività professionale ed artistica. Nel 1992 Di Salvatore lo vuole nella sua scuola per affiancarlo nell’insegnamento di “Scienza della Visione” una materia di sperimentazione creativa sulla percezione visiva, che Massimo Hachen dagli anni ‘90 insegna presso la Scuola del Design del Politecnico di Milano e presso l’Istituto Europeo di Design; sulla “Scienza della Visione” ha pubblicato nel 2007 un libro , tuttora in distribuzione

Dal 1980 lavora come architetto e designer nel suo studio di Milano; l’attività professionale lo ha sempre occupato completamente non permettendogli, salvo sporadici esperimenti di computer graphic, di seguire quella vocazione artistica da sempre presente in lui. E’ nel 2006 che decide di sperimentare alcune forme di espressione artistica coniugando i suoi studi sulla percezione visiva con una tecnica pittorica che aveva in mente da anni: la pittura su vetro eseguita sul retro della lastra. Nascono le prime composizioni astratte che con il tempo privilegiano sempre di più gli aspetti geometrici e che, traendo ispirazione dalla Gestalt, si inseriscono nell’ambito di quella che viene definita “arte concreta” .

In anni successivi ha realizzato alcune installazioni con fasci di luce laser proiettanti su composizioni in legno o su architetture e i “completamenti verbali”, sculture in legno che giocano su minimi livelli di leggibilità delle parole.

Dal 2016 sta sperimentando composizioni duali che utilizzano due differenti fonti luminose, cioè una luce bianca e una ultravioletta; esse si basano sull’uso indiretto del colore (colore film altrimenti illuminant mode). Sono composizioni completamente bianche dove il colore, sotto luce bianca, non è visibile, conducendo a specifiche organizzazioni percettive. Quando le stesse vengono illuminate dalla black light rivelano l’aspetto cromatico portando l’osservatore a percezioni opposte alle precedenti. Sempre utilizzando la black light negli anni 2020 e 2022 ha partecipato alle Biennali di Light Art di Mantova rispettivamente con due opere “Einstein on the Switch” e “Tramestio”,

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